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La caffettiera del masochista

Notizia del 26/04/2008

Dalla quarta di copertina: Un processo al cattivo design, condotto dal principale esponente del cognitivismo contemporaneo. Una dimostrazione convincente dello scarto che intercorre fra il funzionamento della mente umana e gran parte degli oggetti che ci circondano e che siamo condannati a usare.

Donald A. Norman - La caffettiera del masochista, Giunti Editore

Quante volte, dopo un pasto troppo abbondante, diciamo "ho avuto gli occhi più grandi dello stomaco"? Ecco, il principio su cui si basa La caffettiera del masochista scritto da Donald A. Norman è molto simile: mostra infatti come spesso gli oggetti che ci circondano appaghino il nostro senso estetico (per esempio le manopole del gas ben allineate tra loro), ma diventino per lo stesso motivo fonte di frustrazione (quante volte giriamo la manopola sbagliata rispetto alla piastra che vorremmo accendere?).

Alcune volte - poche - non si può fare tanto al riguardo, ma la maggior parte basterebbe qualche test in più per strutturare meglio un oggetto ed evitare che diventi motivo di stress: pensiamo alle porte che regolarmente tentiamo di spingere anziché tirare, degli interruttori che non imbrocchiamo mai, dello sportello del treno che non sappiamo come aprire...

Benché il libro non sia recentissimo e alcuni problemi per fortuna nel frattempo siano stati risolti, ci mostra come rimangano comunque molti i campi in cui si potrebbe intervenire per alleviare il nostro stress cognitivo, cioé quell'attività mentale a cui gli oggetti di uso quotidiano ci obbligano, distraendoci da pensieri più importanti, per la maggior parte delle volte con il semplice risultato di farci arrivare a sera più stanchi del necessario, ma a volte con risultati drammatici, pensiamo al pannello di controllo di un aereo i cui pulsanti siano troppo simili fra loro.

Il libro si occupa anche di informatica e questa è la ragione per cui ho infine deciso di inserirlo tra i manuali; analizza il problema dell'usabilità in questo campo e di come spesso sia sottovalutata. Per la verità, da quando il libro è uscito sono sicuramente stati fatti dei grandi passi avanti e sempre più spesso i programmatori lavorano a stretto contatto con dei designer esperti in usabilità; inoltre le passate esperienze qualche cosa ce l'hanno insegnata e questo si è concretizzato in interfacce più comode da usare anche per i neofiti.

Un interessante capitolo riguarda la complessità dei software: non più tardi di qualche giorno fa mi sono ritrovata a testare un software sicuramente molto complesso e completo, ma che richiede una grande quantità di memoria e risorse al computer, il che farà probabilmente si che io lo disinstalli e torni a una versione meno esosa in termini di risorse, ma che comunque risponde perfettamente alle mie esigenze: perché dunque costringerci ad acquistare applicativi che fanno 1000 se ce ne basterebbe uno che fa 100? Naturalmente non sarà il 100 che usa qualcun altro, quindi l'ideale sarebbe avere un software ideato come un puzzle: ognuno acquista la parte che gli interessa, con la possibilità di ampliarlo in futuro o magari anche no, a seconda delle sue esigenze: pensate al risparmio in termini di risorse-macchina: non sarebbe fantastico? Secondo me si :)

Quale che sia la vostra attività, il libro ha anche un effetto consolatorio: spiega infatti come nelle situazioni in cui diciamo a noi stessi "sono un incapace", spesso e volentieri non sia colpa nostra, ma di un progettista che di volta in volta ha badato più all'estetica che alla sostanza, oppure più al costo che all'ergonomia o ancora più alla sostanza che al design; infatti l'ideale è un buon compromesso tra tutti questi elementi, scelta che in un primo tempo probabilmente porta a maggiori costi, ma che altrettanto probabilmente - anzi, sicuramente! - sulla lunga distanza porta a una minor quantità di errori e perdite di tempo, con un risparmio totale che ripagherebbe ampiamente il tempo speso prima in fase di progettazione e realizzazione dell'oggetto stesso.

  • Titolo: La caffettiera del masochista
  • Autore: Donald A. Norman
  • Edito da: Giunti
  • Prezzo: € 9,50

Commenti

1 - Scritto da bradipa ribelle il 27/04/2008 alle 17:01

interessante

2 - Scritto da reb il 27/04/2008 alle 19:50

dopo aver approfondito abbastanza l'usabilita' nel web, ampliare la visione al mondo reale e' stato... boh... costruttivo, direi :D

in effetti non mi ero mai soffermata a riflettere quanto le due situazioni siano simili :)

3 - Scritto da Marco Grazia il 01/05/2008 alle 20:41

Mi ricordo di un software che anni fa girava su macchine VAX, dei grossi scatoloni ingombranti che occupavano una stanza e avevano le capacità di elaborazione di una pulce.

Su queste macchina girava un software per ingegneri, si chiamava Autocad, un software per disegnare come oramai tutti sanno.

A quei tempi l'industria del software non vendeva programmi ma "uomini", persone che venivano nella tua azienda ti parlavano, ti spiegavano di cosa avevi bisogno e ti installavano su una macchina con il suo pacchetto software funzionante, pesato per le tue esigenze.

Oggi no, da quando il PC può fare di tutto, di quando una scatoletta che sta in una borsa ha delle capacità di elaborazione tale che anche il grosso "main frame" dove lavorava mio padre oggi sembrerebbe una scimmia, ebbene, in questi tempi di macchine superaccessoriate anche il sistema operativo non è scalabile, ma già di per se fa tutto.

Guardati in giro, che sia Windows o gnu/linux o Mac OS X, fanno già tutto.

Navigano in rete, disegnano, scrivono e chi più ne ha ne metta; ma se a me di disegnare non mi va? Se non ho una connessione a Internet? Se non so scrivere?

A cosa mi serve una macchina che fa tutto se non è di tutto che ho bisogno (cazzarola questa mi ricorda una canzone), però fa tutto e non costa nemmeno nulla, a ben vedere 80/200 euro non sono nulla, ai tempi del glorioso VAX, 200.000 mila lire era la tariffa media per un giorno di quegli omini che ti facevano tutto, un bel guadagno no?

Insomma oggi abbiamo perso di vista l'obiettività è come il tizio che davanti a me con una vecchia Tipo 55 credeva di poter volare solo perché ci aveva installato su un alettone e lo sbocco della marmitta cromato.

Non serve, ma fa fico, almeno per lui :-(

M.

4 - Scritto da reb il 01/05/2008 alle 21:45

mizzeca, ora continuero' a chiedermi fino alle calende greche quale puo' essere quella dannata canzone :D

per il sw, ho sentito che pure OOo e' diventato ancor piu' mastodontico di quanto gia' fosse (io ne ho una versione di un paio di anni fa): e' la volta buona che passo in pianta stabile a abiword e gnumeric, tanto per quel che serve a me sono piu' che sufficienti!

5 - Scritto da Marco Grazia il 02/05/2008 alle 00:46

Open Office non riuscirei a farne senza, però hai ragione se ne facessero una versione scalabile sarebbe perfetta.

Non ho mai usato il gestore di database, come pure quello per disegno e odio i fogli di calcolo, perché non dovrei poterne fare meno?

M.

6 - Scritto da reb il 05/05/2008 alle 10:06

informazione di servizio: stamattina mi ha telefonato luciano, un mio amico, per dirmi che la canzone e' cosa sara' di lucio dalla: son soddisfazioni! :D :D :D

7 - Scritto da Marco Grazia il 05/05/2008 alle 19:23

Hahaha ok l'hai indovinata, ero titubante se dirtelo o meno.

Io la preferisco nella versione con De Gregori :-)

M.

8 - Scritto da slegolego il 24/01/2009 alle 12:17

bel libro

ricco di spunti e punti di vista interessanti a volte persino buffi

9 - Scritto da reb il 21/02/2009 alle 09:08

si, sono d'accordo :)

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